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L'animale ci guarda e noi siamo nudi davanti a lui. E pensare comincia forse proprio da qui.
Analizzando questa frase appartenente a Jacques Derrida ,uno dei più grandi pensatori del 900’, è possibile tracciare una riflessione sull’essere umano ; in particolare sulla labilità che dalle nostre origini ci appartiene, ma che noi tendiamo ogni giorno ad oscurare , mascherandola con panegirici sulla potenza del nostro intelletto e con la smania di superiorità verso tutto ciò che riteniamo inferiore.
Il filosofo francese sembra invitare ad un pensiero non indifferente: l’ animale , ovvero - secondo la nostra mente da perfetto uomo razionale - l’ essere infimo , colui che rappresenta le pulsioni in contrapposizione al pensiero logico svela in realtà un potere inaspettato. È proprio la sua innocenza, il suo sguardo da candide a spogliarci degli orpelli che da sempre “adornano” la nostra identità. Come se “derubati” da essi noi cessassimo di essere uomini , trovandoci incapaci di agire e trascinati ,in un certo senso, in una situazione di completa paralisi .

Forse vi è un’ unica soluzione per liberarci dalle catene di questo stato al limite del catatonico : iniziare a riflettere ! Riflettere su di noi ,sulle cattiverie, i soprusi , sul pregiudizio ...uccidendo ogni nostra velleità e mettendo in primo piano quelle qualità che richiamano il candore degli animali , ma anche l’ innocenza puerile .

La settima arte si è spesso assunta l’ incarico , tramite numerose pellicole , di rappresentare colui catalogato come “diverso”, sia esso razziale o di genere ( si veda il caso di Moonlight ) . Se dovessi pensare alla parabola di un “essere” che si trova a intraprendere una lotta titanica contro tutto e tutti per affermare la sua umanità e rivendicare il suo diritto ad una vita serena mi risulta impossibile non citare The elephant man”, pellicola diretta da David Lynch ambientata nella Londra vittoriana ma che potrebbe essere tranquillamente ambientata ai giorni nostri senza perdere la propria credibilità . Protagonista Joseph Merrick , un uomo che , a causa delle sue impressionanti deformazioni fisiche , viene sfruttato come fenomeno da baraccone e costretto a passeggiare per strada con il volto coperto da un sacco . Fino a quando si imbatterà nel dottor Frederick Treves , il suo “legittimo “Clotaldo” il quale gli permetterà di liberarsi dalla torre dell’umiliazione . Nonostante la sua malattia , Merrick fa infatti uscire ben presto le sue qualità umane e culturali , facendo interessare al suo caso anche la regina Vittoria . Merrick è la metafora dell’animale che ci guarda , che ci mostra che “il re è nudo” che “gli uomini hanno paura di ciò che non capiscono “, facendo elargire la crudeltà e l’ ipocrisia insite nell’animo umano , ma che ci spinge a guardare aldilà del nostro ottuso mondo . Un uomo che Hermann Hesse definirebbe suchende , ovvero colui che cerca continuamente di andare a fondo delle cose , senza preoccuparsi di un “Io Ideale” tanto osannato dall’umanità .