Son sempre di più le persone che, in estate, non si spostano, non vanno in vacanza, principalmente per motivi economici. E così si fa di necessità virtù e con l’illusione di vivere la “bella stagione” con pochi spiccioli, si limitano i danni. Si finge di non far caso alle acque putride e ci si abbronza su pietre catramose e sabbie velenose. Per questi avamposti da Africa settentrionale, l’estate significa mare, quello sporco di Napoli e provincia, che, magicamente diventa motivo estatico e le vicine isole di Capri ed Ischia, sembrano lontane anni luce. Ma c’è anche chi strepita in un pronto soccorso, chi dorme, da custode, in un museo e chi, bambino, mette i piedi in uno scolo fognario, su una spiaggia della cosiddetta capitale del Sud. C’è chi pattina, chi ozia,, c’è un amico di Johnny Deep e c'è un paesaggio lunare, il Vesuvio, arso come la pelle di chi crede di vivere l’estate al proprio meglio. Ci sono i rumori della città, da mattina a notte, tra lavori in corso e turisti in giro, tra parchi bellissimi e murales giganteschi. Un centinaio di inquadrature, senza filtro. Immagini mosse ed immobili, ad evidenziare l’anima schizofrenica ed oziosa dei luoghi, unite a riprese da lontano, non per evidenziare un’alterità, un distacco, ma per avere una visione più ampia della realtà circostante.

Sergio Celoro